San Nicolò «Battibidons» un richiamo alle tradizioni

Fanna, 5 dicembre 2024 Battibidons, aspettando San Nicolò: una tradizione che risuona L’aria fresca di dicembre porta con sé un’attesa speciale a Fanna. Quest’anno, per l’undicesima volta consecutiva, il 5 dicembre, il paese si è trasformato in un luogo allegro e rumoroso per l’arrivo di San Nicolò. La tradizionale sfilata dei Bidons ha riunito grandi e piccini in Piazza XX Settembre, pronti a dare vita a un corteo chiassoso. Armati di pentole, padelle e ogni sorta di contenitore, i partecipanti hanno percorso le vie centrali, in un’atmosfera unica e coinvolgente. Il frastuono allegro dei bidoni, unito alle risate dei bambini e alle voci festose degli adulti, ha riempito le strade. Questa iniziativa, nata ormai da diversi anni, è diventata un appuntamento fisso per la comunità di Fanna. Un’occasione per rafforzare il senso di appartenenza e condividere momenti di serenità insieme. Al termine della sfilata, i bambini sono stati premiati con piccoli doni e dolciumi, un modo per ringraziarli della loro partecipazione e per alimentare ancora di più il loro entusiasmo. Per tutti i presenti, è stato preparato un momento conviviale presso la Sala Arcobaleno, dove cioccolata calda, vin brulè e altri dolciumi hanno riscaldato corpi e anime. Ma la camminata Battibidons è molto più di un semplice evento festoso. È un’occasione per rievocare antiche tradizioni: si narra infatti che San Nicolò, il santo protettore dei bambini, durante la notte della vigilia del 6 dicembre, percorra le case lasciando doni ai bimbi buoni. Per guidarlo nella sua missione, i bambini, prima di addormentarsi, fanno rumore battendo le mani, picchiettando sul pavimento o suonando piccoli strumenti. In questo modo, attirano l’attenzione del santo e lo invitano a entrare nella loro casa. Insieme, alzando gli occhi al cielo, abbiamo rivolto una speciale preghiera a San Nicolò, chiedendo la sua benedizione O buon San Nicola, tu che sei la gioia dei bambini, metti nel mio cuore lo spirito dell’infanzia di cui parla il Vangelo e insegnami a seminare felicità intorno a me. Tu, la cui festa ci prepara al Natale, apri la mia fede al mistero di Dio fatto uomo. Tu, buon vescovo e pastore, aiutami a trovare il mio posto nella Chiesa e ispira quest’ultima perché sia fedele al Vangelo. 
O buon San Nicola, patrono dei bambini, dei marinai e degli indifesi, custodisci chi prega Gesù, tuo e loro Signore, e chi si umilia davanti a te. Portaci tutti pieni di reverenza dal Santo Bambino di Betlemme, presso cui si trovano la vera gioia e la pace. Sara Alessandra, Ilari, Zeudi, Annalisa

Avvento, tempo di attesa e di speranza

L’Avvento Tempo di attesa Come ogni anno, il 25 dicembre celebreremo la grande solennità di Natale, in cui ricorderemo l’evento della nascita di Gesù, della venuta di Dio in mezzo a noi. Come ogni incontro veramente importante, quello con il Bambino di Betlemme necessita di una preparazione: il tempo di avvento, che sta volgendo al termine, ci permette di entrare in quella dimensione di attesa che tante volte viviamo con impazienza e fatica. Ci invita a rallentare, a dare il peso giusto ai giorni che passano, a preparare il cuore per accogliere la venuta del Signore in mezzo a noi. Una nascita a lungo attesa Il popolo d’Israele aveva avuto bisogno di un lungo cammino storico per accogliere la fede in un unico Dio, per stringere con lui un rapporto di alleanza, per conoscerlo poco a poco attraverso la parola dei profeti. Lungo questo cammino, durato secoli, da Abramo a Mosè, al re Davide e ai suoi discendenti fino a Giuseppe di Nazaret, in mezzo a guerre e a invasioni, nel popolo ebraico era cresciuta costantemente l’attesa di un Salvatore, di un intervento definitivo con cui Dio si sarebbe fatto vedere e avrebbe finalmente instaurato il suo regno sulla terra. Tutta questa attesa ha creato le condizioni perché gli uomini potessero accogliere la nascita di Gesù e potessero riconoscere in lui la presenza di Dio in mezzo a noi Ogni anno la Chiesa vive le quattro settimane di avvento come un tempo spirituale in cui rimettere al centro della nostra vita il senso dell’attesa della venuta (in latino adventus, da cui il termine “avvento”) di Gesù in mezzo a noi. La corona La tradizione di realizzare nelle nostre chiese ma anche nelle nostre case una corona dell’avvento ci permette di avere davanti agli occhi un segno visibile di questo tempo di attesa: una ghirlanda di rami sempreverdi (colore della speranza in una vita capace di resistere al gelo invernale e di resta in attesa della bella stagione) variamente decorata su cui sono inserite quattro candele, una per ogni domenica d’Avvento. Le candele possono avere i colori più svariati, ma spesso si sceglie di adottare il colore liturgico della domenica corrispondente, cioè quello dei paramenti usati dal sacerdote durante la celebrazione dell’eucarestia: il viola, colore penitenziale dell’attesa, per la prima, la seconda e la quarta domenica di avvento, mentre la terza domenica, associata al tema della gioia, può essere di colore rosa. La tradizione popolare ha attribuito a ciascuna candela un significato particolare, associandola a un personaggio o a un luogo legato all’attesa di Gesù: La prima candela è detta “del Profeta” poiché ricorda le profezie sulla venuta del Messia. La seconda candela è detta “di Betlemme”, per ricordare la città in cui è nato il Messia. La terza candela è detta “dei pastori” i primi che videro ed adorarono il Messia. La quarta candela è detta “degli Angeli”, i primi ad annunciare al mondo la nascita del Messia. Custodi e testimoni della luce Accendere una candela ogni domenica ci restituisce il fatto che, con il passare di queste quattro settimane, c’è un crescendo di luce e di calore fino al giorno in cui, il 25 dicembre, ricorderemo la venuta del mondo di Gesù, che è “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9), come sentiremo proclamare il giorno di Natale. Non le luci elettriche, che pur decorano le nostre case e le nostre città, ma la fiamma viva del fuoco, che ci affascina e ci trasmette un senso di calore e di fiducia. Allo stesso tempo però, la fiamma della candela è fragile, basta un colpo d’aria per spegnerla, e questo perché la anche la fede, anche il nostro rapporto con Dio, come tutte le cose belle e buone della vita ha bisogno di essere continuamente alimentata e custodita in attesa che il Signore venga a visitarci. Don Riccardo Mior #Avvento, #TempodiAttesa, #Natale, #Gesù, #Riflessioni, #Tradizioni, #Speranza, #Luce, #CoronadellAvvento, #Preghiera, #PreparazionealNatale, #Gioia, #Pace, #Comunità, #Chiesa, #Bibbia, #Profezia, #Betlemme, #Pastori, #Angeli

Fanna, festa del patrono San Martino

San Martino, ogni anno unisce fede e comunità Quattro giorni intensi, dal 8 all’11 novembre, hanno scandito a Fanna i festeggiamenti in onore di San Martino. Un’occasione unica per ritrovarsi, celebrare in comunità e ringraziare per i doni ricevuti. San Martino: un mantello per imparare a condividere VENERDÌ 8 NOVEMBRE. Il primo appuntamento di quest’anno è stato in chiesa: l’incontro tra don Alex e i più piccoli della scuola dell’infanzia Maria Immacolata di Fanna. Un inizio che ha aperto le porte a un fine settimana ricco di eventi, culminato con la messa in onore del Santo Patrono. Dalla scuola materna: piccoli gesti, grandi cuori… danno il via alla festa! San Martino, il nostro patrono! ✨ Don Alex ci ha raccontato una storia bellissima: un cavaliere dal cuore d’oro che ha condiviso il suo mantello con un povero… Noi, ispirati da San Martino, abbiamo preparato il pane tutti insieme. La messa di domenica, è stato un momento speciale assieme alla nostra comunità, abbiamo portato il nostro dono e abbiamo recitato una frase bellissima: “Che sia dolce o salato è sempre un buon dono e va apprezzato”. I bambini, le maestre e il personale della Scuola dell’Infanzia di Fanna San Martino: il sapore dell’autunno, il calore della comunità DOMENICA 10 NOVEMBRE. È stata una giornata davvero ricca, la messa del ringraziamento ha profondamente coinvolto i presenti: don Alex, con la sua capacità di coinvolgere i più piccoli e di parlare al cuore di tutti noi, ha reso la celebrazione un’esperienza sentita per tutti noi. La sua semplicità e spontaneità hanno reso il messaggio del Vangelo particolarmente incisivo. La messa del ringraziamento è da sempre una celebrazione molto sentita. La benedizione dei mezzi agricoli e dei prodotti della terra ci ha ricordato l’importanza delle nostre radici e del lavoro della terra. Le strade di Fanna si sono animate con bancarelle colorate, profumi e allegria. Le iniziative organizzate dalla Pro Loco come capofila, assieme alle associazioni del paese, hanno reso questa giornata ancora più speciale. È stato bello vedere il paese così pieno di vita, con le bancarelle, e le molteplici iniziative organizzate. La scuola materna, assieme ai genitori, ha organizzato la bancarella delle torte e una castagnata per una raccolta fondi. San Martino: celebrare la vita, ringraziare Dio LUNEDÌ 11 NOVEMBRE. Nel giorno di San Martino, la messa patronale è stata il culmine dei festeggiamenti: una celebrazione partecipata, che ha visto la presenza di numerosi sacerdoti e le associazioni attive nel volontariato locale. Un segno tangibile della vitalità della comunità, unita nella preghiera e nel ringraziamento. La preghiera dei volontari O Signore,tu ci hai insegnato che l’amore più grande èdare la vita per i propri amici. Aiutaci a scoprire nel volontariato l’opportunitàdi incontrare uno spazio per praticare il bene e vivere l’amore. Apri i nostri occhi a riconoscere in ogni fratello e sorellail tuo volto e la tua presenza. Apri le nostre menti a valorizzarel’unicità di ogni persona, con la sua storia e cultura. Apri i nostri orecchi ad accogliere con gentilezzale voci che chiedono ascolto. Apri i nostri cuori ad offrire speranza dove c’è paura,solidarietà dove c’è solitudine, conforto dove c’è tristezza. Aiutaci, o Signore, a testimoniare il Vangelocon un sorriso, una parola, un gesto di affetto. Donaci l’umiltà di riconoscere che noinon siamo la luce, ma strumenti della Tua luce,non siamo l’amore, ma espressioni del Tuo amore. Amen. Il messaggio di San Martino oggi La figura di San Martino ci invita alla generosità, alla condivisione e alla solidarietà. I suoi valori sono più attuali che mai, in un mondo che ha sempre più bisogno di umanità e di gesti di altruismo. La festa di San Martino a Fanna è stata molto più di un semplice evento locale. È stata un’occasione per rafforzare i legami, riscoprire le proprie radici e celebrare i valori della comunità. Un futuro ricco di tradizioniLa festa di San Martino è un patrimonio prezioso per la comunità di Fanna. È fondamentale mantenerla viva, trasmettendola alle nuove generazioni, perché rappresenta un ponte tra passato e futuro, un legame indissolubile con le proprie origini. Margherita Federica Liliana Mariarita #SanMartino #Fanna #FestaRingraziamento  #TradizioniStoriche #FestaSanMartino #SanMartinoUnisce, #FedeComunità, #EstateDiSanMartino #Grazie #Ringraziamento SAN MARTINO biografia, approfondimenti, curiosità…

San Martino, il patrono di Fanna

Un futuro ricco di tradizioni. La festa di San Martino è un patrimonio prezioso per la comunità di Fanna. È fondamentale mantenerla viva, trasmettendola alle nuove generazioni, perché rappresenta un ponte tra passato e futuro, un legame indissolubile con le proprie origini. San Martino, il santo più conosciuto Informazioni e curiosità Ecco di nuovo il tepore dell’estatella di San Martino, nella cornice dei fenomeni naturali. È stato San Martino, con il suo atto di generosità (ha diviso il suo mantello per darne la metà a un povero infreddolito che poi è risultato essere Gesù). Ma non è questo il solo fatto particolare. Si narra, inoltre, che il Santo perse l’asino mentre era in cammino e, alcuni bambini, con la loro lanterna, lo ritrovarono. Per ricompensarli, San Martino trasformò lo sterco dell’asino, in gustosi dolci. Da qui, nasce la tradizione, in vari luoghi del Friuli e altrove, dove i bambini bussano alla porta delle case, chiedendo qualche leccornia. In Germania, dove il più gran numero delle chiese è intitolato a San Martino, ci sono delle bellissime iniziative per celebrarlo degnamente. Nei paesi circondati da colline, si fanno processioni propiziatorie e di ringraziamento di probabile matrice celtica. Tutti gli alunni delle scuole, con lampade addobbate singolarmente con nastri, stoffe, disegni e poesie, attraversano trasversalmente le colline su sentieri ben tracciati e ben tenuti. Si innesta anche la simbologia stagionale per la quale, la luce che si perde poco a poco starebbe a indicare l’addentrarsi nelle tenebre dell’inverno. Ma l’undici novembre era, da sempre, il giorno della resa dei conti, per cui bisognava saldare l’affitto delle case e dei campi e, anche quelli che dovevano liberare le case, dovevano assolutamente farlo entro il giorno di San Martino. Nei tempi lontani, a Fanna, per festeggiare San Martino, l’unico aspetto diverso dal solito, era dato da due tre bancarelle che vendevano colatz: ciambelle dolci dal costo che andava dai 15 ai 25 centesimi. Qualche volta si faceva la cuccagna con alcuni volenterosi che si arrampicavano, a fatica, lungo un palo scivoloso (unto con il grasso di maiale) tra le grida esortanti dei presenti. I più valorosi raggiungevano la cima e staccavano il regalo: una forma di formaggio (piccola), un fiasco di buon vino, qualche salame, una gallina. In Alto Adige, San Martino è uno dei patroni che si ritrovano più spesso, come si vede anche dai nomi di numerosi paesi: San Martino di Castrozza, San Martino di Passiria, San Martino in Badia. Infine, San Martino è il patrono di numerose categorie di persone: degli albergatori, della fanteria, dei fabbricanti di botti, dei mendicanti, degli osti, dei sarti, dei martiri traditi, degli ubriachi. Note biografiche San Martino nacque in Pannonia l’attuale Ungheria presumibilmente nel 316-317 da genitori pagani. Il giorno 11 novembre è ricordato poiché corrisponde alla data del suo funerale. Il suo nome Martino deriva dal nome del dio pagano Marte, tradizionalmente dio della guerra. In quanto figlio di militare entrò nell’esercito imperiale. L’episodio noto a tutti del Mantello avvenuto durante una ronda cambiò completamente la sua vita, si convertì al cristianesimo e da catecumeno fu in seguito battezzato. Uomo di preghiera e di azione, percorreva personalmente i distretti abitati dai servi agricoltori facendo opera di evangelizzazione. È considerato uno dei grandi santi della Gallia. Nel 361 fondò a Ligugè la prima comunità di Asceti, primo monastero in Europa. In seguito divenne Vescovo, un Vescovo atipico rispetto alle abitudini cittadine dei prelati con alte cariche. San Martino morì l’8 novembre del 397 a Candes San Martin. Molti artisti hanno raffigurato l’episodio del dono del suo mantello attraverso quadri, pale e affreschi. Qui è ricordato l’affresco di Simone Martini, esso è posto nella prima cappella a sinistra nella Basilica Inferiore di San Francesco in Assisi. Nel giorno di San Martino, in Trentino Alto Adige cinque falò illuminano Predazzo, in una tradizione antichissima, visto che Martino è il Santo protettore di questo paese dell’oltradige. In Alto Adige, a Cornaliano una tradizione da non perdere è quella del mercatino di San Martino, il più grande e antico della provincia di Bolzano. Nonostante in Veneto ci siano ben quattro paesi che portano il nome del nostro Santo, in nessuno di essi ha luogo un particolare tipo di festeggiamento. Ripensando alla popolarità di questo Santo ricordiamo che in Francia ci sono ben 1573 chiese a lui dedicate, 912 in Italia, 652 in Germania, 313 in Spagna, 234 in Belgio, 212 nel Regno Unito, 190 in Polonia, 153 in Austria, 145 in Boemia, 106 in Olanda e Ungheria, 104 in Slovenia solo per citare le nazioni europee a maggiore diffusione. 157 sono le chiese negli USA, 15 in Messico, 13 in Nuova Zelanda e giù scorrendo si arriva a 3 chiese nelle Filippine e 2 a Trinidad e Tobago. Margherita e Federica #SanMartino #Fanna #FestaRingraziamento  #TradizioniStoriche #FestaSanMartino #SanMartinoUnisce, #FedeComunità, #EstateDiSanMartino San Martino biografia estesa Nelle nostre terre, la figura di San Martino è particolarmente sentita. Con il suo gesto di carità, ha lasciato un segno nella storia. Fondatore del monachesimo occidentale, vescovo e evangelizzatore, ha dedicato la sua vita ai più bisognosi. La sua fama, legata a numerosi miracoli, lo ha reso un patrono dei contadini. Oggi, la sua figura continua a vivere nelle numerose testimonianze artistiche che lo ritraggono. download

Santi e defunti: silenzio e preghiera, un ponte verso l’eternità

CELEBRAZIONE DEI SANTI E DEI DEFUNTI La speranza di una vita senza fine Amore, luce e vita lungo il cammino Un invito alla riflessione La speranza di una vita senza fine La Luce Perché mettiamo dei lumini sulle tombe dei nostri cari? La candela accesa è un simbolo di vita, di luce e di speranza: anche nell’era della luce elettrica non c’è nulla di paragonabile al senso di calore e di vita che trasmette una fiamma viva accesa in un luogo oscuro. L’oscurità per eccellenza è quella della morte, con il suo silenzio e la sua assenza di vita, che ci inquieta e ci fa sentire immersi in una notte senza stelle. Accendere una fiamma in mezzo a questa notte per noi cristiani ha un significato forte, perché questo ci ricorda quella fiamma che abbiamo trovato accesa in chiesa il giorno del nostro battesimo e che da quel giorno abbiamo ricevuto il dono di poter tenere accesa nei nostri cuori: la fiamma del cero pasquale. Il cero pasquale rappresenta la luce della resurrezione di Gesù, la luce di una vita che è più forte della morte e del buio. Cristo, risorto “per la potenza di una vita indistruttibile” (Lettera agli Ebrei 7,16) comunica anche a noi questa luce, speranza di una vita senza fine. amore, luce e vita lungo il cammino Solennità di Tutti i Santi Durante la celebrazione dei Santi chi è venuto a messa ha sentito proclamare questa lettura: Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello». (Ap 7, 9-10). Chi sono questi personaggi, gloriosi e trionfanti? Sono i santi! Ma questi non sono nati santi, lo sono diventati. E come lo sono diventati? Vivendo su questa terra come tutti gli altri esseri umani, come me e come te, fidandosi della parola di Gesù e seminando amore, luce e vita lungo il loro cammino. Don Alex ci ha detto in predica: “Abbiamo bisogno di santi innamorati dell’eucarestia e che mangino la pizza”. Cosa c’entrano queste due cose? C’entrano eccome, perché per chi vive in comunione con Gesù anche le cose più ordinarie e quotidiane si riempiono di un senso nuovo. un invito alla riflessione Commemorazione dei defunti Mentre percorrevamo il cimitero recitando il rosario per i nostri cari, ho notato la grande quantità di nomi e cognomi stranieri incisi sulle lapidi: sono le tracce di una lunga storia di emigrazione che ha caratterizzato tanti luoghi del nostro Nordest e anche, nel loro piccolo, le nostre terre. Mi ha colpito il pensiero di queste persone che, pur avendo trovato un lavoro, una famiglia, magari un posto da chiamare un po’ “casa” fuori dall’Italia, a un certo punto hanno sentito il desiderio di ritornare nel paese dei loro antenati, o almeno abbiano voluto esservi ricordati con una lapide alla memoria. È un segno forte di attaccamento e di appartenenza: per quanto lontano possano portarci le nostre strade, il nostro cuore sa dov’è la nostra casa. A pensarci bene è un po’ così anche per noi, perché la nostra fede ci dice che da Gesù in poi non siamo più stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio (Ef 2,19), e che viviamo su questa terra come pellegrini rivolti alla città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso (Eb 11, 10). È bello sapere che, al di là di tutto, abbiamo una Casa da cui veniamo e dove sappiamo che un Padre ci attende a braccia aperte, e questo può darci uno slancio bello per vivere questa vita con il passo gioioso di chi imbocca la strada di casa. don Riccardo Mior

Apertura anno catechistico 2024-25

Vieni e seguimi! Gesù e i bambini. Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. Gesù però disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli». E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì.Il giovane ricco. Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». Egli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,13-22) La gioia viva, nel seguire Gesù Domenica scorsa, l’apertura dell’anno catechistico a San Remigio è stata un evento che ha toccato il cuore di tutti noi. La parola chiave, gioia, ha permeato ogni istante della celebrazione, riflettendosi nei volti raggianti dei bambini, dei ragazzi e delle loro famiglie. È stato emozionante vedere la chiesa gremita, un segno tangibile dell’entusiasmo della comunità parrocchiale. La presenza numerosa di genitori a fianco dei propri figli ha conferito alla celebrazione un valore ancora più profondo, sottolineando l’importanza della famiglia come primo nucleo educativo nella fede. Don Alex, con la sua coinvolgente capacità comunicativa, ha saputo creare un clima di festa e di partecipazione, rendendo la messa un momento di autentica condivisione. I canti, i gesti e i sorrisi dei bambini hanno reso la celebrazione ancora più viva e significativa. È stato bello vedere i più piccoli attorno all’altare, partecipi alla mensa del Signore. Questo gesto semplice ma profondo ha sottolineato la loro appartenenza alla comunità cristiana e il loro desiderio di crescere nella fede. In questa giornata, abbiamo sperimentato in modo tangibile il senso di “famiglia” che ci unisce. Nonni, genitori e figli hanno condiviso un’esperienza unica, fatta di gioia, di fede e di speranza. L’apertura dell’anno catechistico è stata un momento di rinascita e di rinnovato impegno. La collaborazione, la voglia di camminare insieme e la partecipazione attiva di tutti ci spingono a guardare al futuro con ottimismo. Federica, Beatrice, Marisa e Zeudi Eccoci! Gesù ci chiama per nome. Le sue braccia aperte sono un invito a rispondere alla sua chiamata. Insieme ai nostri bambini e ragazzi, ci mettiamo in cammino, pronti a vivere un anno catechistico ricco di scoperte e di crescita nella comunione. Seguendo le sue orme, costruiamo un futuro migliore per noi e per il mondo. La preghiera dei ragazzi Eccoci, Signore, noi ci siamo!Pronti per iniziare con Te una nuova avventura, pronti per imparare da Te ad amare, di più e in modo nuovo. Vogliamo un mondo più bello e più buono e, con Te, siamo pronti a colorarlo a farlo diventare diverso, a trasformarlo in una casa sempre aperta dove tutti possano sentirsi abbracciati dal tuo amore. #annocatechistico, #comunitàcristiana, #gioia, #famiglia

Cavasso, festa del patrono San Remigio

Un patrono, una guida, una festa. Martedì 1° ottobre, la comunità si è radunata nella chiesa di Cavasso Nuovo per la celebrazione in onore di San Remigio, il vescovo che ha segnato profondamente la storia della cristianità. La messa, iniziata alle ore 20.00, è stata presieduta da don Dario, don Alex e don Riccardo, i quali hanno guidato i fedeli in un percorso di riflessione sulla fede e sull’importanza della comunità. Le parole dei sacerdoti, cariche di spiritualità e di affetto, hanno toccato il cuore dei presenti, sottolineando il ruolo fondamentale di San Remigio nella diffusione del cristianesimo e come esempio di dedizione e di servizio alla Chiesa. Seguendo san Remigio: una luce sulla nostra fede. La statua del Santo Patrono è stata portata in processione lungo le vie principali del paese, illuminando la notte con le sue luci e accompagnata dai canti dei fedeli. Nonostante la chiesa non fosse completamente piena, la processione ha creato un’atmosfera suggestiva e raccolta, un momento di profonda spiritualità e condivisione. La festa di San Remigio è stata un’occasione per rinnovare il legame con le proprie radici e con la comunità, un momento di incontro e di preghiera che ha unito tutti i presenti in un abbraccio. La festa, San Remigio: un tocco d’autunno per tutti i gusti! La festa di San Remigio, domenica 6 ottobre, è stata un’occasione per rafforzare il senso di comunità e valorizzare le tradizioni locali. Le vie del paese si sono animate con la partecipazione di numerosi volontari della Pro Loco Fratellanza e di altre associazioni locali, che hanno lavorato per offrire un evento unico. Una bella giornata di sole, iniziata con la messa delle 11, un momento di raccoglimento spirituale che ha unito tutti i presenti. Successivamente, i visitatori hanno potuto gustare le specialità gastronomiche locali, preparate con ingredienti genuini e di stagione, tra i quali gli gnocchi di zucca, e le numerose preparazioni a base di cipolla rossa. Tanti chioschi ben forniti e colorate bancarelle hanno offerto un’ampia scelta di prodotti locali e artigianali in un’atmosfera festosa, ideale per trascorrere una giornata all’aria aperta.   La torta di San Remigio, preparata secondo un’antica ricetta dal gruppo parrocchiale, è stata un dolce omaggio alla tradizione. Il ricavato della vendita è stato destinato a sostenere le attività della comunità parrocchiale. La festa di San Remigio è stata una dimostrazione tangibile di come la collaborazione tra le diverse realtà del territorio possa portare a risultati straordinari. #SanRemigio #CavassoNuovo #FestaAutunno #TradizioniStoriche #FestaZucca

Happy birthday don Adrian!

Doppi festeggiamenti e doppi auguri, per ringraziarlo del suo prezioso servizio 80 anni di vita e 56 di sacerdozio, nello stesso giorno! Domenica 22 settembre a Cavasso e 29 settembre a Fanna, la nostra comunità ha potuto celebrare un doppio evento speciale: don Adrian, collaboratore assiduo e disponibile della nostra parrocchia, ha raggiunto il significativo traguardo degli 80 anni e ha celebrato i 56 anni di sacerdozio. Domenica 29 a Fanna, insieme ai compaesani della classe 1944, abbiamo condiviso momenti di gioia e di riflessione, ripercorrendo insieme le tappe fondamentali di questo lungo percorso. La presenza di Don Adrian è stata per tutti noi una fonte di ispirazione e di conforto per i nostri cuori. In queste due giornate, abbiamo avuto l’opportunità di esprimere la nostra profonda gratitudine a Don Adrian per il suo instancabile impegno al servizio della comunità. I suoi 56 anni di sacerdozio sono stati caratterizzati da grande dedizione e gentilezza. Dopo le celebrazioni Un abbraccio collettivo ha concluso le celebrazioni di entrambi i paesi, un momento per esprimere tutto l’affetto e la stima nei confronti del festeggiato. Un’occasione per rinnovare i legami di amicizia e sottolineare l’importanza della condivisione. Nella foto in alto, i festeggiati della classe 1944 alla messa del 29 settembre: don Adrian, Lina, Flavia, Sergio, Gianpaolo, Luciano, Olindo, Alfonso, Riccardo, Francesco. Parrocchie Cavasso Fanna Grazie don Adrian! Don Adrian a Cavasso, domenica 22 settembre 2024 Don Adrian a Fanna, domenica 29 settembre 2024, nella foto un momento di convivialità con don Alex e don Dario

Cavasso, il saluto dei parroci

Una domenica speciale Domenica 8 settembre, alle ore 16.00, la nostra comunità si è riunita per celebrare un evento straordinario e significativo: il passaggio di testimone dei parroci, un passaggio ricco di emozioni! Ringraziamo il Signore per il dono della fede e per averci concesso di vivere insieme questo momento. Siamo grati a don Lorenzo, il parroco uscente, per il suo servizio e per averci accompagnato nel nostro cammino spirituale, i suoi insegnamenti hanno nutrito la nostra fede. Accogliamo con gioia i nuovi pastori, don Dario, don Alex e don Riccardo, pronti a collaborare con loro per costruire il futuro per la nostra parrocchia, certi che ci guideranno illuminando questo nuovo cammino. Con questa celebrazione abbiamo sperimentato la bellezza della continuità e del rinnovamento. La presenza dei nuovi pastori è un segno della ricchezza del messaggio evangelico e della sua capacità di adattarsi ai tempi e alle esigenze di ogni persona. In questo nuovo capitolo della nostra storia, siamo chiamati a riscoprire il valore della fede come dono prezioso e come forza che ci spinge ad amare e a servire il prossimo. La parrocchia è il luogo privilegiato dove coltivare questo dono, dove crescere nella conoscenza di Dio e dove costruire relazioni autentiche. Siamo certi che, sotto la guida dei nostri nuovi parroci, la nostra comunità continuerà a essere un faro di luce e di speranza per tutti. Dopo la celebrazione Al termine della celebrazione eucaristica, un momento di convivialità fraterna ha unito la comunità parrocchiale. Un’occasione per stringere amicizie, condividere sorrisi e rafforzare i legami che ci uniscono. In questo nuovo capitolo della nostra storia, ci sentiamo chiamati a vivere la fede in modo sempre più comunitario, sostenendoci a vicenda e collaborando attivamente con i nostri pastori. Insieme, affronteremo le sfide che ci attendono, consapevoli che la forza della comunità ci permetterà di costruire un futuro di speranza. Come afferma l’Apostolo Paolo «Un altro ha seminato, un altro ha irrigato, ma Dio dà la crescita ». (1 Cor 3,6) Con questa speranza nel cuore, guardiamo al futuro con fiducia. Un vivo ringraziamento a Maria Zambon per il servizio fotografico di questa celebrazione

Festa della Madonna di Cavasso e di Orgnese

Fede e tradizione si intrecciano: le feste della Madonna di Cavasso e di Orgnese Cavasso Nuovo, domenica 25 agosto – Le campane risuonano a festa, un’atmosfera di profonda spiritualità avvolge i paesi di Cavasso Nuovo e Orgnese. Il 25 agosto e il 1° settembre, rispettivamente, si celebrano le feste in onore della Madonna, due appuntamenti immancabili per la comunità locale che tramandano nel tempo un patrimonio di fede e tradizione. La devozione alla Vergine Maria, profondamente radicata in queste terre, trova espressione in celebrazioni sempre più sentite e partecipate. Le Sante Messe e le processioni, momenti culminanti di entrambe le feste, sono un’occasione per i fedeli di rinnovare il proprio legame con la Vergine e di condividere la gioia della fede con tutta la comunità. La processione: un momento di grande emozione La processione, con il suo lento e solenne procedere per le vie del paese, è indubbiamente uno dei momenti più emozionanti delle feste. I fedeli, portando in processione le statue della Madonna, esprimono la loro devozione con canti, preghiere e gesti di profonda devozione. Oltre la fede: un momento di aggregazione A Orgnese, in particolare, i festeggiamenti si protraggono per l’intera giornata organizzati dal Circolo Ricreativo. Con degustazioni di prodotti tipici e momenti di convivialità contribuiscono a creare un’atmosfera festosa e accogliente, un’occasione per rafforzare il senso di comunità. In conclusione, le feste della Madonna di Cavasso e di Orgnese sono molto più di semplici celebrazioni religiose. Sono un momento di incontro, di scambio e di condivisione, in cui la fede si intreccia con la tradizione.

Orari d'ufficio

Si consiglia di prenotare l'appuntamento

© 2025 • Parrocchia San Remigio, Cavasso Nuovo PN, cf 90002410935 • Parrocchia San Martino, Fanna PN, cf 90003150936

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